Gli ausili nei trasferimenti dei pazienti lungodegenti
Scheda n°: 239
Data ultima modifica: febbraio 2008
Tipo di documento: Tesi
Data ultima modifica: febbraio 2008
Tipo di documento: Tesi
Autore: Tessari P
Dati editoriali: Tesi Corso di Perfezionamento "Tecnologie per l'Autonomia". Università Cattolica e Fondazione Don Gnocchi, a.a. 2006-2007
Anno di pubblicazione: 2008
Abstract:
In questa unità didattica si è dato risalto al problema dei trasferimenti dei pazienti ricoverati in lungodegenza. La domanda di movimentazione manuale di tale tipologia di pazienti è strettamente correlata al grado di autonomia dei pazienti stessi. Maggiore è il livello di autosufficienza dei pazienti e minore è la necessità di intervento da parte degli operatori. Dal punto di vista strettamente riabilitativo, la ricerca di una minore richiesta di movimentazione, che trova la sua ragione d’essere nel mantenere o nel non ostacolare l’eventuale miglioramento delle abilità residue, si può ottenere soltanto mediante interventi specifici di tipo rieducativo, con adattamenti ambientali adeguati, con l’adozione di misure organizzative che abbandonino la standardizzazione della movimentazione a favore dell’unicità degli interventi. In tal senso, la stesura di una scheda di movimentazione propria per ogni degente può facilitare molto le procedure. Gli interventi di movimentazione sono condizionati, oltrechè dal grado di autonomia dei pazienti, dal livello di conoscenze relative alla movimentazione da parte degli assistenti e dagli ausili disponibili nel luogo di lavoro e di cura. Il corretto impiego degli ausili utili alla movimentazione non consente solo di risolvere nell’immediato il problema “trasferimento” ma, in una visione riabilitativa più globale, migliora di fatto la qualità di vita del paziente, la sua relazione con il care-giver e con l’ambiente.
In questa unità didattica si è dato risalto al problema dei trasferimenti dei pazienti ricoverati in lungodegenza. La domanda di movimentazione manuale di tale tipologia di pazienti è strettamente correlata al grado di autonomia dei pazienti stessi. Maggiore è il livello di autosufficienza dei pazienti e minore è la necessità di intervento da parte degli operatori. Dal punto di vista strettamente riabilitativo, la ricerca di una minore richiesta di movimentazione, che trova la sua ragione d’essere nel mantenere o nel non ostacolare l’eventuale miglioramento delle abilità residue, si può ottenere soltanto mediante interventi specifici di tipo rieducativo, con adattamenti ambientali adeguati, con l’adozione di misure organizzative che abbandonino la standardizzazione della movimentazione a favore dell’unicità degli interventi. In tal senso, la stesura di una scheda di movimentazione propria per ogni degente può facilitare molto le procedure. Gli interventi di movimentazione sono condizionati, oltrechè dal grado di autonomia dei pazienti, dal livello di conoscenze relative alla movimentazione da parte degli assistenti e dagli ausili disponibili nel luogo di lavoro e di cura. Il corretto impiego degli ausili utili alla movimentazione non consente solo di risolvere nell’immediato il problema “trasferimento” ma, in una visione riabilitativa più globale, migliora di fatto la qualità di vita del paziente, la sua relazione con il care-giver e con l’ambiente.