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L’uso degli splint nei pazienti affetti da Sclerosi Sistemica: una strategia vincente? MICHELE
Scheda n°: 314
Data ultima modifica: dicembre 2010
Tipo di documento: Tesi
Data ultima modifica: dicembre 2010
Tipo di documento: Tesi
Autore: Negri L
Dati editoriali: Tesi Corso di Perfezionamento "Tecnologie per l'Autonomia", Università Cattolica e Fondazione Don Gnocchi, a, a, 2009-2010
Anno di pubblicazione: 2010
Abstract:
L’uso degli splint nei pazienti con sclerosi sistemica è sicuramente un valido aiuto nel trattamento del paziente sclerodermico, sia nel recupero delle deformità della mano e delle dita, sia nel recupero delle attività della vita quotidiana. Tuttavia, non tutti gli operatori che trattano questo tipo di pazienti sono d’accordo con questa affermazione. La sclerosi sistemica (detta anche sclerodermia) è una malattia molto invalidante, e se non diagnosticata tempestivamente con prognosi infausta. La fibrosi della cute, soprattutto delle mani e del viso, si accompagna a problemi dell’apparato gastrointestinale, polmonare, cuore, rene. Un segno costante che si manifesta in tutti i pazienti con intensità variabile, è il fenomeno di Raynaud che è dovuto allo spasmo delle arterie digitali con conseguente diminuzione della perfusione sanguigna, pallore delle dita, dolore e via via nel tempo lesioni trofiche, ulcere, gangrena. Questo, è il punto che mette in forse l’uso degli splint: la paura che la costrizione delle dita dentro un materiale rigido aggravi il fenomeno di Raynaud con conseguenze molto gravi per le mani del paziente. Soltanto un monitoraggio preciso e minuzioso con scale di valutazione accurate permette di valutare, paziente per paziente, se lo splint può essere uno strumento da utilizzare o meno. Il caso di Michele, paziente affetto da sclerosi sistemica, ci permetterà di studiare questo aspetto della malattia. In un tempo relativamente breve, dal 2004 al 2006, la malattia cambia la vita di Michele, il quale perde la funzionalità e la motilità fine delle mani e con queste la possibilità di lavorare e di accudire la sua persona. La conseguente perdita dell’autonomia e anche dell’autostima non fanno altro che aggravare la situazione. Il confezionamento di uno splint bilaterale che gli permettesse di sostenere e di posizionare i polsi, orientando efficacemente le mani nello spazio durante la sua attività quotidiana, lavorativa e di svago. Il ricovero presso il Centro di Riabilitazione specializzato presso il quale lavoro ha permesso a Michele di trovare la soluzione adatta al suo problema. Una presa in carico multidisciplinare gli ha ridato ciò che aveva perso, la vita che amava a cui non era disposto a rinunciare e gli ha permesso di tornare a riutilizzare le mani con successo.
L’uso degli splint nei pazienti con sclerosi sistemica è sicuramente un valido aiuto nel trattamento del paziente sclerodermico, sia nel recupero delle deformità della mano e delle dita, sia nel recupero delle attività della vita quotidiana. Tuttavia, non tutti gli operatori che trattano questo tipo di pazienti sono d’accordo con questa affermazione. La sclerosi sistemica (detta anche sclerodermia) è una malattia molto invalidante, e se non diagnosticata tempestivamente con prognosi infausta. La fibrosi della cute, soprattutto delle mani e del viso, si accompagna a problemi dell’apparato gastrointestinale, polmonare, cuore, rene. Un segno costante che si manifesta in tutti i pazienti con intensità variabile, è il fenomeno di Raynaud che è dovuto allo spasmo delle arterie digitali con conseguente diminuzione della perfusione sanguigna, pallore delle dita, dolore e via via nel tempo lesioni trofiche, ulcere, gangrena. Questo, è il punto che mette in forse l’uso degli splint: la paura che la costrizione delle dita dentro un materiale rigido aggravi il fenomeno di Raynaud con conseguenze molto gravi per le mani del paziente. Soltanto un monitoraggio preciso e minuzioso con scale di valutazione accurate permette di valutare, paziente per paziente, se lo splint può essere uno strumento da utilizzare o meno. Il caso di Michele, paziente affetto da sclerosi sistemica, ci permetterà di studiare questo aspetto della malattia. In un tempo relativamente breve, dal 2004 al 2006, la malattia cambia la vita di Michele, il quale perde la funzionalità e la motilità fine delle mani e con queste la possibilità di lavorare e di accudire la sua persona. La conseguente perdita dell’autonomia e anche dell’autostima non fanno altro che aggravare la situazione. Il confezionamento di uno splint bilaterale che gli permettesse di sostenere e di posizionare i polsi, orientando efficacemente le mani nello spazio durante la sua attività quotidiana, lavorativa e di svago. Il ricovero presso il Centro di Riabilitazione specializzato presso il quale lavoro ha permesso a Michele di trovare la soluzione adatta al suo problema. Una presa in carico multidisciplinare gli ha ridato ciò che aveva perso, la vita che amava a cui non era disposto a rinunciare e gli ha permesso di tornare a riutilizzare le mani con successo.
Documenti scaricabili:
- Tesi Negri Laura - Corso Perfezionamento "Tecnologie per l'Autonomia" aa 2009/2010 Tipo di file: pdf (89 KB)